Cala Birìala
Subito dopo la “Grotta del Fico” le scogliere calcaree a strapiombo arretrano notevolmente dalla linea di costa e digradando verso il mare, lasciano spazio alla fitta macchia mediterranea della foresta di “Birìala”, da cui prende il nome la piccola spiaggia di origine franosa che si apre sotto una parete di arenaria. La spiaggia di “Cala Birìala” (chiamata “Birìola” dai pescatori di Cala Gonone) era una delle spiagge più frequentate dalle foche monache, insieme a quella di Ispuligidenie – Cala Mariolu, al punto che una piccola insenatura tra gli scogli a sud dell’arenile viene chiamata dai pescatori “Calettino delle foche”. Di recente invenzione è invece un altro toponimo, “Le Piscine di Venere”, con cui viene chiamato lo specchio d’acqua dai riflessi smeraldo compreso tra il “Calettino delle Foche” e la scogliera di “Bilariccòro”. Un piccolo arco di roccia incastonato tra gli scogli che chiudono l’arenile a sud impreziosisce la spiaggia di “Cala Birìala”, raggiungibile anche a piedi dall’entroterra, meglio se in compagnia delle guide locali, che nella foresta di Biriàla fanno tappa anche per mostrare i resti di una dispensa dei carbonai toscani. Anche questa zona, infatti, ha avuto un ruolo importante all’epoca dei “furisteris”, che qui tra l’altro, avevano realizzato anche una mulattiera che metteva in collegamento il piccolo bosco di Bilariccòro con l’estesa foresta di Biriala (chiamata anche “Su Saltu Mannu”, “il territorio grande”). Oggi di quella mulattiera un tempo percorsa dai carbonai e dai loro infaticabili muli non resta traccia. Furono oggetto delle attenzioni dei “furisteris” toscani anche i due boschi, “Isùili” e “Orronnòro”, che si trovano subito a nord di Biriala e che vengono attraversati dagli escursionisti che affrontano il “Selvaggio Blu”, nella tappa che si conclude a Cala Sisine (e che prevede anche alcune calate in corda di quaranta-cinquanta metri). Da queste parti, oltre ai resti della dispensa, i carbonai hanno lasciato altre tracce affascinanti, come, ad esempio, la una scala in metallo realizzata con dei pioli conficcati nella parete rocciosa a picco sul mare. Per ammirare questo singolare reperto è necessario costeggiare la parete calcarea partendo dalla spiaggia in direzione nord. Dopo circa trecento metri, nella scogliera appare quella che è ormai nota come “la scala di Birìala”, la lunga serie di pioli in metallo che consentiva ai marinai di risalire la parete dopo aver assicurato le imbarcazioni a due poderose anelle, ancora oggi visibili ai lati della scala. Gli evidenti effetti devastanti della ruggine, che nei decenni ha corroso numerosi pioli della scala metallica, sconsigliano vivamente di utilizzarla per risalire la parete.