Forrola e Punta Giràdili
A nord di Pedra Longa sia apre la baia di “Fòrrola”, dominata dalla maestosa “Punta Giràdili”, che coi suoi 765 metri risulta una delle falesie più alte di tutto il Mediterraneo. Sulla baia di Fòrrola si affaccia l’omonima spiaggia sassosa, raggiungibile anche via terra percorrendo la porzione iniziale del sentiero con cui comincia la prima tappa del “Selvaggio Blu”. Il sentiero si stacca da una delle ultime curve della strada asfaltata che porta al piazzale di Pedra Longa e il tempo di percorrenza per arrivare alla spiaggia è di circa mezz’ora. I fondali di Fòrrola sono molto apprezzati dagli appassionati di pesca subacquea e dagli amanti delle immersioni.
In tutta l’area retrostante la spiaggia (sino alle falesie calcaree di “Loppòdine”, che chiudono Fòrrola a nord) in passato, come a “Golgo” e a “Margine”, si coltivava il grano secondo il metodo del “bidassone”. Ancora oggi le guide locali riescono ad individuare, nascoste tra la vegetazione, le aie che gli agricoltori usavano, al momento del raccolto, per la trebbiatura. Quando si percorre la prima tappa del “Selvaggio Blu” si segue il sentiero che si inerpica verso la testa di valle, sfruttando i resti di una mulattiera realizzata dai carbonai e passando ai piedi della strapiombante parete rocciosa di Punta Giràdili. Il sentiero porta all’ovile “de Us Piggius”, da dove si gode di una vista panoramica su tutta la baia di Fòrrola. Nell’entroterra, poco distante da Giràdili, si eleva la punta di Monte Ginnirco (811 metri) il cui nome sarebbe una deformazione di “Genna ’e Ircu” (“passaggio del caprone”, dal latino, “hircus” = caprone).
Nella scarpata che inizia alla base di Punta Giràdili, la presenza di numerosi oleandri rivela l’esistenza di un corso d’acqua: si tratta della sorgente di “Bàus”, che si getta in mare con una piccola cascata, poche decine di metri a nord della spiaggia di Fòrrola. Nelle annate particolarmente piovose la cascata ha una portata d’acqua consistente anche in piena estate. Un particolare che al tempo delle incursioni barbaresche non poteva certo sfuggire ai pirati. A tal proposito è significativo un episodio del 1806 (riportato in alcuni documenti conservati nell’Archivio di Stato di Cagliari), che dimostra quanto i pirati conoscessero bene le coste sarde. In quell’anno, infatti, nel mese di giugno, una flotta che contava 40 imbarcazioni (per un totale di oltre mille uomini) impegnata in un’operazione di saccheggio lungo la costa orientale della Sardegna, fece rifornimento d’acqua alla sorgente di “Bàus” in tutta tranquillità.