La “Pietra Votiva”
La cosiddetta “Pietra Votiva”, posizionata a poca distanza dalla chiesa dell’Assunta, è un reperto archeologico prenuragico, con tutta probabilità risalente al neolitico. Affascinante e misteriosa testimonianza di ancestrali riti religiosi, la “pietra votiva” documenta antichissimi insediamenti umani nella zona. Rinvenuta nei pressi della chiesa nel 1955, durante i lavori di costruzione del muro di sostegno del sagrato, la pietra fu inizialmente posizionata ai piedi del muro costruito ex novo. Solo in un secondo momento fu spostata, e sistemata nel punto in cui si trova attualmente, sul marciapiede che dà sulla spiaggia centrale, di fronte alla scalinata che porta al sagrato della chiesa di Santa Maria, in modo da essere visibile e accessibile a tutti i visitatori del piccolo borgo costiero. “Masso erratico a coppelle”, così vien definito dagli archeologi questo masso granitico divenuto nel tempo uno dei simboli di Santa Maria Navarrese. Si tratta di un blocco di pietra di forma tronco-piramidale, con una superficie caratterizzata da una serie di undici incavature, dette, appunto “coppelle”.
Gli studiosi ritengono che massi così lavorati potrebbero aver avuto la funzione di veri e propri altari sacrificali, magari in occasione di particolari culti votivi che prevedevano offerte alle divinità. Secondo alcuni la pietra votiva di Santa Maria Navarrese rientra a pieno titolo nella tipologia delle “macine comuni”, che avevano un ruolo centrale in rituali socialmente e religiosamente importanti, durante le quali, probabilmente in occasione di scadenze significative legate alla stagionalità e ai cicli produttivi, si macinavano per sfregamento cereali. La faccia di posa del monumento presenta una superficie sbozzata da undici incavature (couvettes o preghiere), realizzate in negativo lungo tutta la parte marginale della faccia superiore a vista.
Sempre durante i lavori del 1955 (purtroppo non adeguatamente documentati da successivi resoconti pubblici degli scavi) all’interno della chiesa, nei pressi dell’altare maggiore, fu rinvenuto un piccolo reliquiario d’argento (dimensioni quattro centimetri per quattro, a forma di cuore). Il reliquiario, cavo e internamente dorato (con all’interno delle reliquie di un santo ancora oggi ignoto) presenta esternamente una scritta in arabo. La scritta in arabo in un reliquiario cristiano non deve destare meraviglia, poiché il rito cristiano in lingua araba fu praticato nella penisola iberica, durante i lunghi secoli della “Reconquista”, dai cristiani che si erano arabizzati accettando leggi, costumi e lingua dei conquistatori.