Gli antichi “Montes Insani”

Gli antichi “Montes Insani”

Le asperità della navigazione lungo le falesie di Capo Monte Santu sono note fin dall’antichità, e sono molti gli storici che identificano questo tratto di costa orientale con gli  “Insani Montes” citati da numerosi autori, soprattutto in relazione a tragici naufragi. “Insanus”, in latino, significa “pazzo”, ma anche “enorme”, e quando riferito a fenomeni naturali, “tempestoso, burrascoso”. Tito Livio, ad esempio, riferisce che nel 202 a.C. (all’epoca della Seconda guerra punica) una flotta composta da 50 navi quinqueremi, diretta in Africa sotto il comando del console Tiberio Claudio Nerone, dopo aver toccato l’Isola d’Elba e la Corsica, fu quasi completamente distrutta da una spaventosa tempesta mentre navigava lungo costa orientale della Sardegna, all’altezza degli “Insanos Montes”. Le poche navi scampate alla tremenda tempesta, racconta Tito Livio, dovettero riparare nel lontano porto di Karales, l’odierna Cagliari. Un altro disastroso naufragio di navi romane nei pressi dei “Montes Insani” , avvenuto nel 397 d. C. , quasi seicento anni dopo quello raccontato da Livio, è citato dallo scrittore Claudio Claudiano nel suo poema “De Bello Gildonico” (398 d. C.), in cui descrive la spedizione militare del generale Stilicone contro il re della Mauritania Gildone. Narra Claudiano che la flotta guidata da Stilicone, giunta all’altezza dei “Montes Insani”, fu costretta a dividersi a causa di una tempesta. Parte delle navi trovarono rifugio a Nord, nel porto di Olbia, mentre le altre, racconta Claudiano, ripararono a Sulci (forse il “Sulpicius Portus” citato da Tolomeo, che molti autori collocano all’altezza dell’attuale Arbatax). La presenza di numerosi relitti di epoca romana lungo la costa orientale della Sardegna, segnalati dai subacquei, dimostra che i naufragi in questo tratto di litorale non erano certo infrequenti. Questo perché, in età imperiale, le navi frumentarie che da Ostia raggiungevano Cartagine toccavano nel viaggio di ritorno alcuni porti della costa orientale, uno dei quali era forse proprio il “Sulpicius portus”. Un interessante relitto romano databile al I sec. d. C riposa sui fondali di Capo Bellavista (Arbatax); esso, segnalato sin dal 1954, ha restituito lingotti di stagno, di ferro e di rame, per un totale complessivo di oltre 400 kg. Secondo alcuni studiosi l’identificazione degli “Insanos Montes” con le falesie tra Baunei e Dorgali non sarebbe invece corretta: secondo questa interpretazione, con la denominazione “Montes Insani” si dovrebbe far riferimento ad un vasto sistema orografico comprendente le montagne dalla costa orientale al Gennargentu, fino al massiccio del Marghine nel cuore dell’Isola.

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