Nuraghe “Orgodùri”
A circa 500 metri in linea d’aria dalla chiesa di San Pietro sorge il complesso nuragico di “Orgodùri”. Questo importante sito archeologico (nell’insieme attualmente non leggibile sia in pianta che in elevato) comprende un grande nuraghe, di tipo “a tholos”, strutturalmente complesso, che si eleva sulla sommità di una collina, e un villaggio che conta una ventina di capanne circolari, rintracciabili tutto intorno alle pendici della piccola altura. La torre principale del sito nuragico di “Orgoduri” si presenta contornata da un bastione di andamento retto – curvilineo, che sembra contenere almeno due torri aggiunte successivamente. Il sito archeologico copre un’area di circa 10.000 mq, in un terreno pianeggiante a Est e in forte pendio a Ovest, quasi a picco su di un canalone oggi asciutto ma probabilmente un tempo solcato da un vero e proprio fiume.
L’ipotesi che nella zona intorno al nuraghe ci fosse in passato una maggiore disponibilità d’acqua rispetto ad oggi, sembrerebbe confermata dal nome stesso di “Orgoduri”, che etimologicamente richiama la radice paleosarda “org-“ (“fontana, sorgente, luogo acquitrinoso”) presente in vari toponimi del territorio baunese (come il vicino “Orgìttala”, a poche centinaia di metri da “Orgodùri”, e “Orgosìo”, toponimo presente in due diverse località), e del resto dell’Isola (come, ad esempio, “Orgòsolo”).
Alla fine degli anni Ottanta, quando lo stato di conservazione del sito era migliore rispetto all’attuale, questo nuraghe è stato studiato e analizzato dall’archeologa Maria Rosaria Manunza, in occasione di ricerche condotte in Ogliastra, tra il 1980 e il 1987, per conto della Soprintendenza Archeologica delle province di Sassari e Nuoro. In quell’occasione la Manunza evidenziò le caratteristiche particolari di una delle capanne: “Un antemurale esterno circonda il monumento a partire dalla formazione rocciosa presso lo strapiombo della codula e racchiude a nord alcuni vani abitazione. Uno di questi (…) pavimentato con lastre di calcare, era probabilmente adibito a laboratorio tessile, a giudicare dalle numerose fusaiole e pesi da telaio, che dovevano essere conservati su mensole di legno, rinvenuti nel corso di un saggio di scavo, presso la parete nord. Dall’antemurale parte una cinta muraria, costruita con pietre di dimensioni più piccole rispetto a quelle dell’antemurale, racchiudente un piccolo villaggio (circa venti capanne) anch’esso coperto dal crollo”. Le capanne che si trovano ai piedi della collinetta sono ancora oggi ben visibili dalla sommità del nuraghe.
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