“Su Sterru”, la voragine di Golgo

“Su Sterru”, la voragine di Golgo

Nell’immaginario collettivo degli abitanti di Baunei la voragine di Golgo, “Su Sterru”, rappresenta da sempre l’ignoto, e tante sono le leggende sorte intorno a questo abisso misterioso, prima fra tutte quella  di “San Pietro e Sa Serpente”. Oggi questa voragine è una vera attrazione turistica, “Monumento naturale” dal 1993, che attira migliaia di visitatori, al punto che “Golgo”, nome dell’intero altopiano, è ormai percepito da molti come il nome stesso della voragine.

Un errore riguardo al nome dell’inghiottitoio figurava, fino agli anni Cinquanta, persino nelle vecchie carte dell’Istituto Geografico Militare, (l’IGM, il meglio della topografia in Italia) in cui “Su Sterru” era segnalato con il nome di “Cratere Vecchio”. Questo perché fino ad allora la voragine era unanimemente considerata il cratere del vulcano da cui sarebbe fuoriuscita, milioni di anni prima, la colata di basalto che ricopre per larghi tratti l’altopiano calcareo. L’errore fu corretto solo nel 1957, quando una spedizione di speleologi sardi (appartenenti al “Gruppo Pio XI” e al “Gruppo Grotte Nuorese”) esplorò per la prima volta la voragine, scoprendo che dopo i primi trenta metri lo strato di roccia basaltica lasciava spazio al calcare. I primi esploratori de “Su Sterru” scoprirono così che si trattava, quindi, di un abisso di origine carsica formatosi in seguito all’azione erosiva dell’acqua piovana. Il “tappo” di basalto, una volta crollato, aveva riaperto un pozzo carsico vecchio di decine di milioni di anni.

Il primo a calarsi nella voragine fu lo speleologo Bruno Piredda, ma 150 metri di corda si rivelarono insufficienti per raggiungere il fondo. Per il secondo tentativo si offrì volontario un giovane studente di architettura con il pallino della speleologia, Umberto Pintori, nuorese di 22 anni, del “Gruppo Grotte Nuorese”, che alle 10,30 del mattino del 25 luglio 1957 riuscì a toccare il fondo de “Su Sterru”. Misurazioni successive stabilirono che si trattava di una delle voragini a campata unica più profonde d’Europa: 280 metri. Da allora calarsi lungo le pareti de “Su Sterru” è un “must” per gli amanti della speleologia, e tanti sono i gruppi speleo venuti appositamente da tutta Italia per sfidare la leggendaria voragine. Uno di questi sodalizi, il “Gruppo Speleo Faenza”, organizzò una spedizione nel 1978, e in quell’occasione si calò lungo il pozzo verticale anche un appassionato di speleologia di Baunei: Paolo Muggianu, all’epoca ventiseienne, il primo baunese ad aver avuto il coraggio di affrontare il misterioso imbuto de “Su Sterru”.

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